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164 lauda lxix


     Poi ne l’ottavo me n’andai, — e con gli angeli conversai
nel mio Sire che tanto amai, — secondo lo lor contemplare.
     En alto se levò mia mente, — al nono ramo fui presente,
laudo lo vero Onnipotente — en se medesmo vòlsi usare.
     Chi lí giogne, ben è pino — dello spirito divino,
fatto è un serafino, — sguarda nella Trinitade.
     E tutti li stati ha lassati, — e li tre arbori ha spezati,
e li tre cieli ha fracassati, — e vive nella Deitade.
     Om che giogni a tal possanza — per mercé per tua onoranza,
priega la nostra speranza — che te possiam sequitare.