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     Iustizia ce pete la sua sorte:
— Meser, io deggio stare a questa cura
l’omo me sosterrá fin a la morte
a patir pena ed omne ria sciagura.
— Meser, ed io prometto de star forte
ad omne pena non sia tanto dura;
s’io obedisco, oprirai le porte
del ciel qual perdei per mia fallura.
     — Meser, l’omo è vestito de cargne
e nella carne pate grand’arsura;
se la concupiscenzia lui affragne,
dáglie remedio nella sua affrantura.
— Mogli’e marito, ensemora compagne,
usaranno enseme con paura
che lor concupiscenzia non cagne
lo entelletto de la mente pura.
     — Meser, se ’l matrimonio se usa
con la temperanza che è virtute,
la sua alma non sirá confusa,
e camperá de molte rei cadute.
— Mesere, la mia carne è viziosa,
sforzarolla a tutte mie valute,
perché la sua amistate m’è dannosa
e molte gente son per lei perdute. —
     La Misericordia non posa
la necessitate ademandare:
— Meser, ordenate questa cosa
per chine sí se deggia dispensare^
— Autoritate sí do copiosa
ai preiti che lo deggian ministrare,
de benedire e consecrare osa
e de potere asciogliere e ligare. —
     Iustizia, odendo questa storia,
sí dice che nulla cosa vale
se de prudenza che virtute flòria
non è vestito lo sacerdotale,