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quel suo gesto, come se l’avesse fatto un’altra innanzi a lei. Aveva spiccatissima la facoltà strana di osservarsi così, di fuori, anche ne’ momenti di maggior concitazione, di vedersi muovere, di sentirsi parlare o ridere; e ne aveva quasi sgomento, talvolta, e spesso fastidio; temeva che i suoi atteggiamenti, i suoi gesti, il suono della sua voce, gli scatti de’ suoi sorrisi potessero apparire studiati; soffriva di quel raggelarsi improvviso dei moti più spontanei e men pensati del suo essere, sorpresi in sul nascere da lei stessa in sè.

Si passò parecchie volte la mano su la fronte e cercò d’affondarsi in un pensiero, che le togliesse la visione di sè, così costernata. Ecco. L’altra sciagura.... Quale poteva essere l’altra sciagura, di cui il marito avrebbe voluto parlarle?

S’infoscò in volto. Innanzi a gli occhi le sorse l’immagine del Selmi che, o sbigottito, per romper quella furia di scandalo, o per timore di perderla, cominciando ella a essere stufa di lui, o con la speranza di legarla a sè maggiormente, o forse anche per vendetta, non aveva saputo impedire ch’ella divenisse madre. Sì, non c’era dubbio: l’altra sciagura, a cui il vecchio alludeva, era la figlia, quella bambina....

Due sciagure ti son capitate..... Una, l’hai proprio voluta....

L’altra, dunque, no. E aveva ragione: quest’altra sciagura, ella non la aveva proprio voluta.

Ma se egli sapeva tutto, e sapeva che ella non poteva sentire alcun affetto per quella creatura, che le ricordava l’amante odiato, perchè, poc’anzi, s’era fatto trovar da lei presso quella bambina piangente, con un campanello in mano? Perchè tanta ostentazione di tenerezza per quella creatura? Perchè aveva