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Lando, poco dopo, era venuto anche lui a stabilirsi a Roma, e insieme col padre aveva cercato di ammansarla, di rabbonirla. No, no e no. Già ella si era innamorata di quel suo sogno per Francesco D’Atri, che, fin dal primo vederla, era rimasto come abbagliato di lei.

Ma perchè poi non la aveva egli ritenuta capace di serbarsi fedele a quel sogno? come non aveva egli compreso che un tal dubbio, un tal timore, manifestati con certi sguardi pietosi, con certi tristi sorrisi, la avrebbero offesa acerbamente, al pari della libertà concessa, anzi quasi imposta, non ostanti quel dubbio e quel timore? Dunque per lui una sua caduta era inevitabile e ci si rassegnava? E se non credeva, qual merito, qual premio, a non cadere? Per sè stessa? Ah sì, per sè stessa! Le era morto il padre, da poco. Addolorata, amareggiata profondamente, eppur costretta a far buon viso a tutti, si era veduta, pure in quei giorni di lutto, invigilata da Lando con occhi freddamente sdegnosi. In un momento d’angoscia, di esasperazione, in un momento di vera pazzia, perchè lo sdegno di quegli occhi si ritorcesse anche contro di lui, ella gli si era offerta. Probo, magnanimo, eroico, Lando la aveva respinta. Oh, e allora, più per vendicarsi di lui, che della triste e muta sconfidenza del vecchio marito, ella si era buttata in braccio di Corrado Selmi, e giù, giù, giù.... orribilmente, sì.... come una ubbriaca, come una pazza....

Ma via! Non le aveva detto anche or ora il vecchio, che non ci trovava nulla da ridire? Perchè dunque avrebbe dovuto ella farsene un rimorso? Oh, non si era davvero divertita! Che voleva da lei, ora?

Donna Giannetta scrollò le spalle, e subito vide