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voluto disonorarla.... Ma la Sicilia è qua, qua, qua con me.... la Sicilia, che non si lascia disonorare, è qua con me!

Si trovò tutt’a un tratto, innanzi alla breve galleria che sbocca in Val Sellano, e stupì d’esservi giunto così presto, senza saper come; prima d’entrarvi, guardò in cielo per conoscere dalle stelle che ora fosse. Potevano essere le tre del mattino. Forse all’alba sarebbe alla Favara.

Attraversata la galleria e giunto nei pressi della stazione di Girgenti, al punto in cui s’imbocca lo stradone che conduce a quel grosso borgo tra le zolfare, dovette però fermarsi innanzi alla sfilata di due compagnie di soldati che, muti, ansanti, a passo accelerato, si recavano di notte colà. Dal cantoniere di guardia ebbe notizia che, non ostante la proclamazione dello stato d’assedio, alla Favara tutti i socii del Fascio disciolto, nelle prime ore della sera, s’erano dati convegno nella piazza e avevano assaltato e incendiato il Municipio, il casino dei nobili, i casotti del dazio, e che gl’incendii e la sommossa duravano tuttora e già c’erano parecchi morti e molti feriti.

— Ah sì? Ah sì? — fremette Mauro. — Ancora?

E si svincolò dalle braccia di quel cantoniere, che voleva trattenerlo, vedendolo così armato, per salvarlo dal rischio a cui si esponeva d’esser catturato da quei soldati.

— Io, dai soldati d’Italia?

E corse per unirsi a loro.

Una gioja impetuosa, frenetica, gli ristorò le forze, che già cominciavano a mancargli; ridiede l’antico vigore alle sue vecchie gambe garibaldine; l’esaltazione diventò delirio; sentì veramente in quel punto d’esser la Sicilia, la vecchia Sicilia che s’univa ai