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La bàlia, con un’enorme mammella scoperta, piangeva anche lei: piangeva in silenzio e giurava alla cameriera, che le sedeva accanto, di non aver mangiato alcun cibo dannoso.

Francesco D’Atri si fermò un pezzo a guardarla con occhi assenti: e i tratti del volto espressero lo sforzo quasi istintivo ch’egli, col cervello altrove, faceva per intendere ciò che essa stava a dire tra le lagrime copiose. Intanto guardava nauseato quella sconcia mammella, dal cui capezzolo paonazzo pendeva una goccia di latte. La cameriera pensò bene di tirar su il corpetto della bàlia, per nasconderle quella mammella. E allora Francesco D’Atri si volse a guardar la governante; stordito dai vagiti della bimba trangosciata, strizzò gli occhi; poi si recò a prendere dal tavolino da notte un campanello e si mise a farlo tintinnire pian piano innanzi a gli occhi della piccina, per distrarla, andando dietro alla governante che seguitava a passeggiare, dondolandosi.

Così lo trovò, poco dopo, donna Giannetta di ritorno dal teatro, splendida, tutta frusciante di seta. Alzò le ciglia e schiuse appena le labbra a un impercettibile sorriso canzonatorio dinanzi a quel notturno, commovente quadro familiare, credendo che Sua Eccellenza si compiacesse, sotto gli occhi delle serve, di mostrar la sua ridicola tenerezza paterna dopo le gravi cure dello Stato. Ma la cameriera, accorsa a prendere il velo nero, tutto luccicante di dischetti d’argento, ch’ella si levava dal capo, e a slacciarle la mantiglia, le spiegò, piano, che cosa era accaduto.

— Ah sì? Poverina.... — disse, ostentando indifferenza, ma con una voce calda, melodiosa, e si accostò, tutta fragrante di profumo e di cipria, ampia-