Pagina:I vecchi e i giovani Vol. II Pirandello.djvu/125


— 119 —


— Sì, — rispose Capolino. — Me l’ha detto Flaminio stamattina.

— E tu a Flaminio potresti dire, — seguitò Nicoletta, raccogliendosi sotto le coperte, — che sono pronta anch’io a partire; ma non sola. Poichè parte l’ingegnere....

— Ah, già! — esclamò Capolino. — Benissimo! Potresti accompagnarti con lui....

— Buona notte, caro!

— Buona notte.


A domani, per sempre.


Fermamente convinto d’aver sempre avuto contraria la sorte, fin dalla nascita, Flaminio Salvo credeva che, soltanto con l’assidua difesa d’una volontà sempre vigile e incrollabile, e opponendosi con atti, che egli stesso stimava duri, contro tutti coloro che si eran fatti e si facevano strumenti ciechi di essa, avesse potuto vincerla finora.

Ma l’avversione della sorte, non potendo su lui, s’era rivolta con ferocia su i suoi, su la moglie, sul figlio: ora anche, con quella passione invincibile, su la figlia. In queste sciagure egli sentiva veramente come una vendetta vile e crudele; e questo sentimento non solo gli toglieva il rimorso di tutto il male che sapeva d’aver commesso, ma gl’ispirava anzi vergogna di qualche debolezza passeggera, e quasi lo abilitava a commettere altro male, sia per vendicarsi a sua volta della sorte, sia per non essere egli stesso sopraffatto.

Non si poneva neppur lontanamente il dubbio, che potesse in fondo non essere un male quella