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pubblico si trovan sempre, per impiegarli a sproposito. E quantunque, com’era stata congettura, anzi intento espresso della Provvisione, un certo numero d’accattoni sfrattasse dalla città, per andare a vivere o a morire altrove, in libertà almeno; pure la caccia fu tale che, in poco tempo, il numero de’ ricoverati, tra ospiti e prigionieri, s’accostò a dieci mila.



Le donne e i bambini, si vuol supporre che saranno stati messi in quartieri separati, benchè le memorie del tempo non ne dican nulla. Regole poi e provvedimenti per il buon ordine, non ne saranno certamente mancati; ma si figuri ognuno qual ordine potesse essere stabilito e mantenuto, in que’ tempi specialmente e in quelle circostanze, in una così vasta e varia riunione, dove coi volontari si trovavano i forzati; con quelli per cui l’accatto era una necessità, un dolore, una vergogna, coloro di cui era il mestiere; con molti cresciuti nell’onesta attività de’ campi e dell’officine, molti altri educati nelle piazze, nelle taverne, ne’ palazzi de’ prepotenti, all’ozio, alla truffa, allo scherno, alla violenza.

Come stessero poi tutti insieme d’alloggio e di vitto, si potrebbe tristamente congetturarlo, quando non n’avessimo notizie positive; ma le abbiamo. Dormivano ammontati a venti a trenta per ognuna di quelle cellette, o accovacciati sotto i portici, sur un po’ di paglia putrida e fetente, o sulla nuda terra: perchè, s’era bensì ordinato che la paglia fosse fresca e a sufficienza, e cambiata spesso; ma in effetto era stata cattiva, scarsa, e non si cambiava. S’era ugualmente