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“Tutta gente che beve acqua,” disse un vicino di Renzo.

“Vogliono stare in sè,” aggiunge un altro, “per poter dire le bugie pulito.”

“Ah!” gridò Renzo: “adesso mo è il poeta che ha parlato. Dunque capite anche voi la mia ragione. Rispondi dunque, oste; e Ferrer, che è il meglio di tutti, è mai venuto qui a fare un brindisi, e a spendere un becco d’un quattrino? E quel cane assassino di don....? Taccio, perchè sono in cervello anche troppo. Ferrer e il padre Crrr.... so io, sono due galantuomini: ma ce n’è pochi dei galantuomini. I vecchi peggio dei giovani; e i giovani.... peggio, ancora dei vecchi. Però, son contento che non si sia fatto carne: oibò; barbarie, da lasciarle fare al boia. Pane; oh questo sì. Ne ho ricevuti degli urtoni; ma.... ne ho anche dati via. Largo! abbondanza! viva!.... Eppure, anche Ferrer.... qualche parolina in latino.... siès baraòs trapolorum.... Maladetto vizio! Viva! giustizia! pane! ah, ecco le parole giuste!.... Là ci volevano quei camerate..... quando scappò su quel maladetto ton ton ton, e poi ancora ton ton ton. Non si fuggiva mica ve’ allora. Tenerlo lì quel signor curato...... So io a chi penso!”