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se n’era mai trovato addosso tanti, in nessuna congiuntura, come allora; eppure aveva sonno. I rimorsi che gliel’avevano tolto la notte antecedente, non che fossero acchetati, mandavano anzi grida più alte, più severe, più assolute; eppure aveva sonno. L’ordine, la specie di governo stabilito là entro da lui in tanti anni, con tante cure, con un tanto singolare accoppiamento di avventatezza e di perseveranza, ora lo aveva egli medesimo messo in forse con poche parole; la devozione illimitata di que’ suoi, quella loro dispostezza a tutto, quella fede scheranesca su cui egli era avvezzo da tanto tempo a riposare, l’aveva ora concussa egli medesimo; i suoi mezzi, gli aveva fatti diventare un gran volume d’imbrogli; s’era messa la confusione e l’incertezza in casa; eppure aveva sonno.

Andò dunque nella sua stanza, s’accostò a quel letto in cui la notte antecedente aveva trovato tanti triboli; e s’inginocchiò dinanzi alla sponda, colla intenzione di pregare. Trovò in fatti in un cantuccio riposto e profondo della mente le orazioni ch’era stato ammaestrato a recitare da fanciullo; cominciò a recitarle; e quelle parole, rimaste quivi tanto tempo ravvolte insieme, venivano l’una dopo l’altra come sgomitolandosi. Provava egli in