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e dinanzi alla porta spalancata della chiesa, si trasse il cappello, e chinò quella fronte tanto temuta fin su la chioma della mula, fra il susurro di cento voci che dicevano: Dio la benedica! Don Abbondio cavò pure il suo cappello, si chinò, si raccomandò al cielo; ma udendo il concerto solenne dei suoi confratelli che cantavano alla distesa, sentì una invidia, una mesta tenerezza, un tale assalto di pietà al cuore, che durò fatica a tener le lagrime.

Fuori poi dell’abitato, nell’aperta campagna, negli andirivieni talvolta affatto deserti della via, un velo più scuro si stese sui suoi pensieri. Altro oggetto non aveva su cui riposar fidatamente lo sguardo, che il lettighiero, il quale, appartenendo alla famiglia del cardinale, doveva essere certamente un uomo dabbene, e con questo non aveva aria d’imbelle. Di tempo in tempo comparivano viandanti, anche a frotte, che accorrevano a vedere il cardinale; ed era un ristoro per don Abbondio; ma passeggiero, ma s’andava verso quella valle tremenda, dove non s’incontrerebbe che sudditi dell’amico: e che sudditi! Coll’amico avrebbe desiderato ora più che mai di entrare in discorso, così per tastarlo sempre più, come per tenerlo in buona; ma a