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aveva qualche ragione di temere che alcuno di tanti che solo per impotenza stavano cheti, non pigliasse animo dalle circostanze, e giudicasse il momento buono da far le vendette di tutti. Questa sospensione non fu di lunga durata: l’ordine venuto da Milano della esecuzione da farsi contra Renzo dava già un indizio che le cose colà avevano ripreso l’andamento ordinario; le notizie positive che giunsero quasi ad un colpo, ne recarono la certezza. Il conte Attilio partì immediatamente, animando il cugino a persistere nell’impresa, a spuntare l’impegno, e promettendogli che dal canto suo egli porrebbe tosto mano a sbrigarlo del frate; al che il fortunato accidente del galuppo rivale doveva fare un gioco mirabile. Appena partito Attilio, giunse il Griso da Monza sano e salvo, e riferì al suo signore ciò che aveva potuto raccogliere: che Lucia era ricoverata nel tal monastero, sotto la protezione della tale signora; e vi stava incantucciata, come se fosse una monaca anch’ella, non ponendo mai piede fuor della soglia, e alle funzioni di chiesa assistendo da un finestrino ingraticolato: cosa che dispiaceva a molti, i quali avendo inteso motivar non so che di sue avventure, e dir gran cose del suo volto, avrebbero voluto un tratto vedere come fosse fatto.