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e quanto a Bergamo, era un bel che se non se n’era allontanato. Cominciò a capire che a quel modo non se ne veniva a capo; e pensò a trovare qualche altro ripiego. Quello che gli venne in mente fu di avere il nome di qualche paese vicino al confine, e al quale si potesse andare per istrade vicinali: e domandando di quello, si farebbe dare indirizzo, senza seminar per via quella inchiesta di Bergamo, che gli pareva puzzar tanto di fuga, di sfratto, di criminale.

Mentre rumina il modo di pescare tutte quelle notizie senza dar sospetto, vede pendere una frasca da una casuccia solitaria, fuori d’un paesello. Da qualche tempo sentiva crescere il bisogno di ristorar le forze; pensò che quivi sarebbe il luogo di fare i due servigi in una volta; entrò. Non v’era altri che una vecchia colla rocca al fianco e col fuso in mano. Chiese un boccone; gli fu proferto un po’ di stracchino, e del vin buono: accettò la vivanda, del vino se ne scusò (gli era venuto in uggia, per quello scherzo che gli aveva fatto la sera antecedente); e si assettò, pregando la donna che facesse presto. Questa in un tratto ebbe imbandito: e tosto cominciò a tempestare il suo viandante d’inchieste, e sul suo essere, e sui gran fatti di Milano, dei quali il romore