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Renzo avrebbe voluto prolungare il colloquio, e divisare partitamente il da farsi nel dì seguente; ma era notte scura, e le donne gliel’augurarono buona; non parendo loro cosa conveniente ch’egli dimorasse più a lungo in quell’ora.

La notte però fu a tutti e tre così buona come può essere quella che succede ad un giorno pieno di agitazione e di guai, e che ne precede uno destinato ad una impresa importante e di esito incerto. Renzo si fece vedere di buon mattino, e concertò colle donne o piuttosto con Agnese la grande operazione della sera, proponendo e sciogliendo a vicenda difficoltà, antiveggendo contrattempi, e ricominciando, or l’uno or l’altra, a descrivere la faccenda, come si racconterebbe una cosa fatta. Lucia ascoltava; e senza approvar con parole ciò che non poteva approvare in cuor suo, prometteva di fare il meglio che saprebbe.

“Andrete voi giù al convento, per parlare al padre Cristoforo, come egli vi ha detto ier sera?” domandò Agnese a Renzo.

“Zucche!” rispose questi: “sapete che diavoli d’occhi ha il padre: mi leggerebbe in volto, come sur un libro, che c’è qualcosa nell’aria; e se cominciasse a farmi