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l’“uomo delinquente„ di c. lombroso 27

della generalità del pubblico, Lombroso non ha mai voluto identificare pazzia colla delinquenza.

Vi sono atti antisociali, delitti atrocissimi commessi da una disgraziata falange di persone affette da forme comuni di infermità mentale più o meno facilmente diagnosticabili come idioti, paranoici, maniaci, melanconici, paralitici, ecc. Inoltre rientrano nella categoria dei pazzi delinquenti quelli che Lombroso distinse col nome di mattoidi. Sebbene un legame potente riunisca la pazzia al delitto e talora si confonda, tuttavia il delinquente pazzo si differenzia dalle altre categorie, direi in modo saliente, e Lombroso ci dà un’ampia descrizione dei caratteri specifici che distinguono dalle altre categorie di delinquenti il pazzo. Per questo, cui anche i classici e i codici attuali ammettono l’irresponsabilità, la Nuova Scuola vorrebbe, togliendolo al pericolo di nuovamente offendere, la segregazione indeterminata nel Manicomio criminale.

Così è che nei riguardi dell’applicazione dei provvedimenti atti a salvaguardare la società dai danni che le cagiona la delinquenza, l’Antropologia Criminale riesce ben più severa ed efficace nella repressione del delitto, ed ammette ineluttabile e sovrano il principio di diritto: che la Società debba provvedere energicamente alla propria sicurezza.

E Lombroso ha consacrato il 3° volume dell’Uomo delinquente, oltre che all’eziologia del delitto, alla profilassi ed alla terapia di esso; e togliendo l’antica odiosità alla pena e procla-