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guono molti esempi di forza nel maschio negli animali, e persino nel regno vegetale.

“La femmina è di minor statura, di capo più piccolo, di faccia più stretta, lunga, collo sottile, mento rotondo, di dorso debole, di piccole braccia, nelle mani e nei piedi e in tutto il corpo poco nervosa (tendini), meno muscolosa, meno atta alla lotta, meno pesante, meno dura e meno rossa, e di più breve vita, ha le gambe invece più grosse ed invecchia più presto„.

“L’uomo è costante, temperato, generoso, intrepido, pugnace, audace, giusto, avido di vittoria, atto ad imparar discipline ed arti. La femmina timida, invida, insidiosa, fraudolenta, all’ira propensa, molle, delicata, misericordiosa, vereconda, avara, cupida di piaceri, querula, loquace„.

E questo, dice Niquezio, è il frutto dell’esperienza. Si vede che il geniale padre della Compagnia di Gesù aveva potuto fare una profonda conoscenza col sesso debole.

“Negli uomini„, continua, “più il maschio che la femmina ha raggiunto col maggior sviluppo del capo una magnitudinem cerebri, che è illustre domicilium principalium operationum, quali l’intelligenza, la memoria, l’immaginazione; ed è perciò che l’uomo è più idoneo della donna ad acquistare il sapere ed a professar la virtù. Ubi major cerebri copia, et esquisitius conformatum organum rationis ratio quoque praepollet. E in vero quella che fu sedotta fu Eva e non l’uomo„.

Nella donna all’ingegno si sostituisce l’astuzia.