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I Vicerè 607

rone Giovanni, perchè avvertisse il fratello che dormiva con la moglie.

— E come si fa?... Come si fa?... — balbettava egli, in preda a una confusione straordinaria.

Andò finalmente a chiamare la madre. La duchessa corse nella camera maritale; all’improvvisa apparizione Teresa, che non dormiva più da tanto tempo, sentì un gran freddo serpeggiarle pel corpo.

— Mio padre?... — e, cacciato un grido, cadde riversa sul letto. La duchessa scosse il duca Michele per destarlo dal sonno greve, e corse a cercare dei cordiali. La cameriera e la balia accorsero anch’esse.

Nella stanza attigua il barone pareva istupidito. Suo fratello lo chiamava, le persone di servizio gli dicevano, passando e ripassando in fretta: «La povera duchessina!... Venga anche Vostra Eccellenza...» ma egli guardava la soglia della camera nuziale con occhio fisso, dilatato, come se ci vedesse qualche cosa di orribile.

— Giovannino! — gridò a un tratto il duca.

Egli entrò. Era distesa sul letto, con le braccia nude, il seno nudo, i capelli d’oro diffusi sul guanciale, le labbra dischiuse, gli occhi rovesciati.

— Aiutami a sollevarla...

Era rigida come una morta. Egli la sollevò per le ascelle. Come se le mani gli scottassero, si mise a scuoterle. Tremava. Tremavano tutti, perchè la notte era glaciale.

— Riprende i sensi, — annunziò la duchessa.

Allora egli s’allontanò, andò a mettersi dietro la finestra dell’altra stanza. Mezz’ora dopo uscirono tutti e tre: la suocera e il marito reggevano Teresa; Michele disse al fratello:

— Tu va’ a letto.... fa freddo.... tornerò appena potrò.

In casa del principe c’era tutta la parentela. Consalvo stava nella Sala Gialla con gli zii; al capezzale del morente c’era solo la principessa e lo zio duca. Teresa andò a mettersi accanto alla madrigna.