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l’idea di scrivere al Lord Mayor «che è il primo magistrato civico della capitale inglese.» Mentre c’era, aggiunse che il Municipio avrebbe dovuto pensare anche ad ordinare un corpo di pompieri. «Nei miei viaggi, non vidi mai città, per piccola che fosse, la quale non avesse simile istituzione, la cui necessità non ho bisogno di far notare agli onorevoli del consiglio.» Nondimeno, per dimostrare la convenienza di aver delle pompe, enumerò quante case s’incendiavano a Costantinopoli, in media, ogni anno. «È vero che non siamo in Turchia...» e fece una breve pausa per dar tempo ai colleghi di ridere della facezia, «ma pensate un poco, onorevoli del Consiglio, ai grandi magazzini di zolfo che si trovano ad ogni pie’ sospinto dentro le mura della nostra città.» Allora spiegò che lo zolfo «è una sostanza eminentemente combustibile, come quella che entra nella composizione della stessa polvere pirica; e se le sue lente combinazioni con l’ossigeno, preparate nelle officine, sono di tanta applicazione nell’industria e nel commercio col nome di acido solforico, una combinazione troppo rapida manderebbe in fiamme la nostra città....»

Il discorso ebbe un bel successo: pochi osservarono che quel giovanotto di primo pelo aveva l’aria di far la lezione; quasi tutti ammirarono la facilità della sua parola e giudicarono che il principino di Mirabella era davvero un giovane «istruito.» Egli continuò a parlare ogni giorno; per la discussione del bilancio pronunziò una trentina di concioni una più sbalorditiva dell’altra, sulla quistione della dote al Comunale tirò in ballo Sofocle ed Euripide, gli odei della Grecia e i circhi romani; parlando dell’ospedale fece un piccolo corso di clinica distinguendo tutte le malattie per le quali bisognava poter disporre di altrettante sale; a proposito della pescheria citò Darwin e l'Origine della specie, «giacchè il pesceluna che s’imbandisce nelle nostre mense e le sardine che alimentano il popolo discendono dagli stessi protozoi.» Sul capitolo del camposanto arrischiò questa