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I Vicerè 223

il naso negli affari altrui? che cerco di seminar zizzania? mentre sa Dio se mi dispiace, davvero?...

La principessa scrollava il capo, sinceramente addolorata, tanto più che non poteva far nulla. Suo marito non le aveva ingiunto di badare ai casi proprii, sotto pena di averla a far con lui?... E la cugina Graziella cominciò ad armeggiare intorno a Matilde, deliberata di dire ogni cosa a lei stessa. Non era la moglie? Chi più di lei poteva aver diritto di parlare a Raimondo e interesse a distoglierlo da quella tresca?... Riuscita una sera a capitarla sola nella Sala Rossa, cominciò a chiederle notizie del barone, e del matrimonio della sorella, e della salute delle bambine.

— Verranno qui, o andrete voi a raggiungerle?

— Non so, — rispose Matilde, imbarazzata. — Non so che deciderà Raimondo.

— Capisco! — rispose la cugina, sospirando. — Gli uomini vogliono far di loro capo... oggi una cosa, domani un’altra... Voi, naturalmente, vorreste andare al paese vostro, insieme con vostro padre. S’ha un bel dire, la famiglia del marito, sì, sì, sì, ma la propria non si dimentica mai! Anche il cugino dovrebbe persuadersi ad andar via di qui... sarebbe molto meglio... anche per lui...

Matilde chinava il capo, evitando di guardarla, stringendo una mano con l’altra. La cugina continuò:

— Anche per lui.... si leverebbe dalle tentazioni.... penserebbe soltanto alla sua famiglia!... Avete ragione d’essere inquieta, capisco, poveretta... Non meritavate un simile trattamento.... Ma voi dovreste dirglielo!... Siete sua moglie, insomma, la madre dei suoi figli.... Potete parlar alto.... obbligarlo a finirla, una buona volta!...

Con tutto il sangue alla fronte, la contessa aveva chiuso gli occhi; poi s’era sentita agghiacciare e impallidire; a un tratto portò le mani al viso e ruppe in singhiozzi.

— Signore!... Cugina!... Che avete?... Santo Dio!... Cugina!...