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Il maltese 203

— No, alla capanna.

— Una capanna, un campicello, una scialuppa, un recinto con degli animali, delle scimmie!... Ah!... Quanto vi invidiavamo, signor Albani!... Voi in mezzo all’abbondanza e noi morenti di fame. Oh!... l’abbiamo espiato il nostro delitto, credetelo.

— Non avrai più nulla da invidiarci, Marino. D’ora innanzi farai parte della nostra famiglia e tutti lavoreremo pel benessere della nostra piccola colonia. Alla scialuppa, Enrico: più nulla abbiamo da fare qui. —

Scesero la collina e aprendosi un passaggio attraverso alla foresta, giunsero sulla spiaggia che percorsero fino alla piccola baia, presso la quale stava legata la scialuppa.

Volsero un ultimo sguardo alla catapecchia sotto la quale il maltese Harry dormiva l’eterno sonno, spiegarono la vela e presero frettolosamente il largo girando la penisola, perchè volevano visitare le coste orientali della loro possessione.

Quella penisola fu chiamata col nome di Harry, a ricordo del disgraziato maltese.

Il mare non era più tranquillo come prima, essendo cresciuta la brezza. Larghe ondate venivano dall’est e correvano a infrangersi, con grande fragore, sulle scogliere dell’isola, rimbalzando e spumeggiando.

Anche il cielo, che al mattino era limpidissimo, andava coprendosi di nuvole le quali salivano dal sud-sud-est, minacciando d’invadere tutta la vôlta celeste e di rovesciare sull’isola un furioso acquazzone.

I Robinson però, vedendo che la scialuppa, malgrado la sua pesante costruzione si manteneva benissimo, balzando agilmente sulle onde, continuavano a tenersi al largo, avendo fretta di giungere alla loro abitazione.

Il signor Albani tuttavia non si ristava dal rilevare le spiagge dell’isola, assegnando nomi alle piccole insenature, ai capi, alle penisolette e alle scogliere.

Verso le quattro del pomeriggio, lo stato del mare peggiorò tanto da far nascere delle inquietudini. Delle ondate