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Il serpente dagli occhiali 123

d’ora, e quasi mai si possono salvare le persone morsicate.

— Ma siete certo che non morrà?...

— Il quarto d’ora è già trascorso ed Enrico è ancora vivo, anzi pare che migliori. Guardalo: ora dorme. —

Infatti il marinaio era caduto in un profondo letargo, ma i colori gli erano tornati sul viso e la sua respirazione diventava sempre più regolare. Come era sfuggito alla morte?... Quale miracolo si era compiuto?... Albani, è vero, aveva operato rapidamente tentando tutti i mezzi conosciuti, ma non sempre efficaci, specialmente contro i morsi di quei terribili serpenti del tropico, che secernono un veleno dieci volte più potente di quello delle nostre vipere.

Forse i calzoni di tela grossa del marinaio avevano assorbito gran parte del mortale liquido, nel momento in cui i denti del rettile li attraversavano o forse il rettile aveva esaurito poco prima la sua riserva.

— Va’ a vedere sotto quelle piante rampicanti, — disse Albani al mozzo. — Voglio trovare la causa di questa guarigione miracolosa. Il cobra è uscito di là, nel momento in cui Enrico passava.

— Cosa sperate che io trovi? — chiese il mozzo, sorpreso. — Qualche rimedio, forse?

— No, ma forse la certezza che Enrico non morrà. —

Piccolo Tonno s’armò d’un grosso ramo d’albero e si cacciò fra le piante che scendevano lungo le pareti della grande rupe come una fitta cortina. Poco dopo ritornava, trascinando per la coda uno di quei grossi scoiattoli volanti chiamati pteromys.

— Signor Albani, — disse, — ho trovato questo animale che potrà servirci da pranzo. Mi pare che sia stato ucciso di recente.

— Da’ qui, ragazzo mio, — rispose il veneziano, raggiante. Afferrò il pteromys e s’accorse che era ancora leggermente tiepido, segno evidente che era stato ucciso da forse mezz’ora.

Esaminatolo, gli vide subito su un fianco due profondi