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I Nibelunghi 377

Prega il nobil mio re di pianger seco
La sua sventura. È senza gioia il suo
Popolo intanto, e la mia donna è morta,
Hèlche potente assai, del mio signore
295La sposa, sì che molte giovinette
Orfane diventâr, figlie di nobili
Prenci ch’ella educò.1 Doglia d’assai
È però in quella terra, e non v’è alcuno,
Ahimè! che con amor de le fanciulle
300Prendasi cura. Ed io mi penso ancora
Che lento cesserà del re l’affanno.
     Lui ricompensi Iddio, disse Gunthero,
Perch’egli a me, per ch’egli a’ miei congiunti
Offre i servigi suoi di voglia onesta!
305Quel suo saluto volentieri, intanto,
Io qui m’ho accolto, e volentieri ancora
Lui serviranno li congiunti miei,
Gli uomini miei pur anco. — Allora disse

  1. Erano figlie giovinette di nobili famiglie mandate a corte, per ricevervi eletta educazione.