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272 I Nibelunghi

Terra di re Gunthero. Il suo saluto
Fe’ il prence ai messi e cenno anche di assidersi,
Ma un d’essi rispondea: Deh! ci lasciate,
15Sire, in piedi restar, fin che per noi
Dicasi motto che per voi n’è ingiunto.
Questo sappiate che di molte madri
Nemici i figli avete voi. Liudgero
E Liudegasto l’amicizia omai
20Disdiconvi, chè molto, a questi giorni,
E grave duol lor cagionaste. Ei vonno
Con lor squadre venirne in questa terra.
Contro a voi cavalcando. — Incominciava
Gunthèr, poi che ciò seppe, a corrucciarsi.
     25Fu indetto allor che i falsi messaggieri
Fosser tratti agli alberghi. Oh! di qual guisa
Sifrido, o chi altri mai, potea guardarsi
Da questo ch’elli ordìan? Ma tutto poi
Si volse in grave duol de’ rei medesmi!
     30Segretamente con gli amici suoi
Consigliavasi ’l re, nè gli lasciava
Hàgene di Tronèga alcun riposo;