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Nell’oppressione, nell’arroganza, nella insolente provocazione di quei signori, trovarono infatti i vecchi nostri l’energia della ribellione, di quella ribellione che tutto spezza ed abbatte, che spesso trionfa e fa dello schiavo un padrone.

Questo periodo di lotta contro l’oppressore non fu breve; anzi fu lungo ed ebbe termine solo quando la gente croata, liberò di sua presenza la terra italiana.

E che una lotta sorda, ma tenace e terribile, si combatteva, lo prova il fatto che dalla caduta di Napoleone I alla cacciata degli austriaci, ben pochi sono i duelli tra italiani, e nessuno, per quanto mi sappia, mortale. Invece numerosi furono quelli tra gli italiani e gli ufficiali austriaci, taluni dei quali, se anche erano miti e garbati con gli oppressi, non per questo cessavano di essere oppressori.

Tra questi duelli, uno che maggiormente sollevò scalpore e produsse commozione generale, provocando fin’anco l’intervento dell’Imperatore d’Austria, fu quello successo il 14 marzo del 1833, nelle vicinanze di Milano, fra un cittadino milanese, Dembowsky, e il conte Pompeo Grisoni, tenente1, e che apparteneva a una delle principali famiglie di Capo d’Istria, cioè: italiano al servizio d’Austria.

La ragione vera del duello quale fu? Uno scoppio improvviso d’odio represso, e perciò più prepotente, contro l’oppressione; un desiderio irrefrenato di libertà!

Ma quella apparente fu una delle infinite ragioni, che pur oggi inducono tanta gente a farsi ammazzare, o ad ammazzare il prossimo per un nonnulla.

Il sabato grasso del 1833 a Milano si faceva gazzarra, molta gazzarra, perchè allora il carnevalone non lo facevano i Comitati, ma tutti i cittadini che amavano abbandonarsi un po’ alla gioja pazza dell’allegria.

Desiderosi anch’essi di divertimento, alcuni giovani ufficiali del reggimento degli ussari «Re di Sardegna» avevano dimesso per quel giorno l’odiata uniforme, per indos-

  1. Allora si diceva: primo tenente.