Pagina:I Dogi omonimi di Venezia e le loro monete.djvu/15

[18] — 194 —

decessori vi sono piccole stelle e punti. Ma ciò che tronca ogni esitazione è il disegno e il lavoro d’intaglio di questi tre pezzi di massimo modulo che appariscono indubbiamente usciti dalla stessa mano, purtroppo molto infelice e negligente. Una vecchia abitudine dei raccoglitori di monete veneziane, la quale del resto potrebbe avere origine dalla tradizione orale, assegna ad Alvise II i soldi di mistura con la leggenda: ALOY * MOC (fig. 26), e al terzo quelli con la scritta: ALOYS * MOC (fig. 28). Un piccolo dettaglio che si può osservare in queste monete dimostra l’esattezza dell’attribuzione. Da Antonio Priuli fino a Nicolò Sagredo, a destra dell’asta tenuta dal Doge c’è una banderuola della solita forma triangolare qualche volta ondeggiante, simile a quella che si vede anche sugli zecchini di Antonio Priuli e dei suoi successori fino a Domenico Contarini. Nei soldoni di Francesco Morosini e in alcuni di Silvestro Valier questa banderuola si assottiglia fino a diventare una semplice linea leggermente ricurva: in altri, pure di Silvestro Valier, passa a sinistra e assume una forma rettangolare, lunga e stretta, in altri infine scompare del tutto. Dei soldoni portanti la leggenda che si attribuisce ad Alvise Mocenigo II, alcuni mancano appunto della banderuola, altri invece, e sono i più, hanno una banderuola a due punte volta