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I Cacciatori di Bologna, avvicinandosi a Caiazzo, saputo, da un forese incontrato per via, che i Regi lo avessero da poco tempo abbandonato, si affrettarono ancor più a raggiungerne la vetta, sembrando loro, che occupata la città, niun combattimento sarebbe avvenuto; e la notizia data dal forese era vera; che se così non fosse stato i Regi avrebbero potuto sterminarci dalla ripida costa boscosa, sovrastante l’angusto sentiero, non solo a fucilate, ma pur con pietre e ciottoli, come già si provarono di fare i paesani in prossimità delle prime case; tuttavia il Battaglione fece arditamente il suo ingresso a squillo di trombe, senza vedere, ed essere veduto da alcuno, per essere tutte le vie deserte, le finestre e gli usci delle case tutti serrati, come se fossero abitazioni di morti.

Primo combattimento nel giorno 19 Settembre.


Accampatosi tutto il drappello in una piazza vi fece i fasci d’armi; e dopo essere state collocate a giusta distanza dal paese le sentinelle di vedetta furono con l’aiuto d’un popolano, il solo del paese che avea fatto mostra di sè, procurate le vettovaglie, consistenti in un approvigionamento di pane, vino e lardo; e mentre gli ufficiali si disponevano attorno ad una tavola su cui era stata posata una vivanda d’uovi rusticamente apparecchiata, ripetuti colpi di fucile tratti dalle nostre sentinelle esploratrici davano il segnale d’attacco.

Tutti, afferrate in un istante le armi, correvano fuori dell’abitato incontro ai Regi, che s’avanzavano con vivissimo fuoco di fucilata.

La battaglia s’ingaggiava presso la casa Manetti sulla strada che mena da Caiazzo a Capua. L’uffiziale porta bandiera Argenti cadde ferito per primo. La bandiera venne raccolta dall’uffiziale Natale Lanari d’Ancona.

Da un colle d’ulivi tiravano i Regi con molto loro vantaggio sui nostri. Giambattista Cattabeni, atterrato l’uscio di una abitazione vi ascende e da un balcone che prospetta il colle degli ulivi, facendo da solo un fuoco micidiale sui Borbonici mostra ai suoi Cacciatori come debba adoperarsi con vantaggio il fucile. Egli sparava almeno tre volte prima che un soldato nemico avesse sparato una volta sola.

A quell’esempio una gran moltitudine di volontari s’era affollata nella casa da cui si combatteva e dall’ampia sua terrazza a centinaia partivano i colpi. Alcuni, raccoltisi attorno al loro Comandante, caricando le armi con una celerità meravigliosa glie le porgevano, ed egli continuando a prendere dall’uno e dall’altro le armi cariche, spararle, e restituirle perchè fossero tosto ricaricate, proseguì, senza mai restarsi, a fare disperatamente fuoco dal balcone; tuttavia se il reggimento na-