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LLORCHÉ, sul finire del 1905, apparve nei giornali di Roma la notizia che le sorelle Cattabeni avevano, per mezzo del Sen. Vaccai, offerto in dono al Museo garibaldino di quel Municipio il calzetto insanguinato e bucato da palla, tolto dal piede di Garibaldi in Aspromonte e religiosamente conservato dal loro fratello Vincenzo, a molta parte degli Italiani, io credo, sarà riuscito quel nome pressoché nuovo. Certo pochi in Italia, e vergognoso a dirsi, nelle stesse Marche natìe, conoscono esattamente quanto sia stato grande in quella famiglia il tributo di fede, di opere e di sangue alla causa nazionale. E per gli stessi storici il cognome di Cattabeni o Cattabene, che spesso incontrasi nelle pagine del risorgimento patrio, sarà oggetto di equivoci e di confusioni, avendo i Cattabeni formato una vera pleiade di patrioti.

Alla gloria di questa famiglia di valorosi noi abbiamo voluto faticosamente radunar le fronde sparse di su per le stampe, i diari e le storie dell’epoca, facendo tesoro di indicazioni specialmente genealogiche favoriteci dall’egregio prof. A. Piersantelli, loro parente. Se non che ci sarebbe sempre rimasto il timore di gravi lacune, ove da ultimo non fossimo riusciti a vincere le ritrosie dell’ing. Attilio Cattabeni, che in ben sette volumi in folio tuttora inediti, con erudizione, intelletto d’amore, pazienza e nitidezza grafica di benedettino, ha scritto la storia della sua illustre famiglia. Così, mercè la sua cortesia (di che pubblicamente lo ringraziamo) abbiamo potuto render complete le notizie di questo nostro breve studio biografico.