Pagina:Hypnerotomachia Poliphili.djvu/69


mo, perché io el mirava tutto circumcirca foltamente infrondato et lavernato. Per la quale conditione, non si saperia quasi ad essa remeare. Tra le fauce dilla vallecula, cum superextense rupe, fusco assiduamente per gli concepti vapori. Onde quella luce atra, maiore mi se praestoe, che a Delo il divino parto. Hora da questa frondificata et obturata porta, per alquanta proclinatione dilapso partitomi, perveni ad uno denso dumeto di Castane al pedi dil monte, statione suspicando de Pana o Silvano, cum humecti pascui et cum grata umbra, per sotto la quale cum piacere transeunte, trovai uno marmoreo et vetustissimo ponte di uno assai grande, et alto arco. Sopra dil quale dagli singuli lateri degli appodii era percommodamente constructi sedili. Gli quali quantunque ad la mia lassitudine che nel mio uscire opportuni se offerirono, niente di manco alhora al mio excitato progresso grati niente gli aestimai.

Nel medio degli quali appodii alquanto superemineva a llibella dil supremo dil cuneo dil subiecto arco uno Porphyritico quadrato, cum uno egregio cimasio, di polito liniamento, uno da uno lato, et uno pariforme dal altro ma di lapide Ophites. Nel dextro alla mia via, vidi nobilissimi hieraglyphi aegyptici di tale expresso. Una antiquaria galea cum uno capo di cane cristata. Uno nudo capo di bove cum dui rami arborei infasciati alle corna di minute fronde, et una vetusta lucerna. Gli quali hieraglyphi exclusi gli rami, che io non sapea si d’abiete, o pino, o larice, o iunipero, o di simiglianti si fusseron, cusì io li interpretai.

PATIENTIA EST ORNAMENTUM CUSTODIA ET PROTECTIO VITAE.

Da l’altra parte tale elegante scalptura mirai. Uno circulo. Una ancora sopra la stangula dilla quale se rovolvea uno delphino. Et questi optimamenti cusì io li interpretai. ΑΕΙ ΣΠΕΥΔΕ ΒΡΑΔΕΩΣ. Semper festina tarde.