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sua taglia più svelta ancora che la parola svelta non può esprimere, ma la stoffa morbida e brillante del suo abito era sì scorrevole e lucida, che Anselmo credette accorgersi ch’ella poteva sdrucciolare sotto al suo braccio e sfuggirgli senza che gli fosse possibile di ritenerla; ed egli fremette a questo pensiero. “Ah! non lasciarmi, amabile Serpentina!” gridò egli involontariamente: “tu sola sei la mia vita! non lasciarmi.” Non prima ch’io ti abbia raccontato tutto quello che puoi comprendere nell’eccesso del tuo amore per me, “riprese Serpentina.” — Sappi dunque, oggetto adorato, che mio padre discende dalla razza maravigliosa delle salamandre, e ch’io devo l’esistenza al suo amore per la colubra verde.

“Nei tempi più lontani regnava sull’Atlantide il possente Fosforo, re dei Genii elementari. Un giorno il salamandro ch’egli amava più di tutti (era mio padre), passeggiava nel magnifico giardino che la madre di Fosforo aveva ornato dei suoi doni più preziosi, ed egli intese un fiore di giglio dir sotto voce: “Tieni i tuoi occhi ben chiusi,