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merito particolare di ogni pittura. Ma a dispetto di questi svantaggi, il lettore capace di liberarsi dagli inciampi della realtà, e di supplire coll’immaginazione agli accessorj che mancano a queste grossolane leggende, vi trova un interesse di verisimiglianza e tali impressioni ingenue che il romanziero con tutto il suo ingegno deve rinunciare a far nascere.

Nondimeno si può dire della musa delle finzioni romanzesche.

“Mille habet ornatus.”

Il professore Musaeus e gli autori della sua scuola hanno saputo ornare abilmente queste semplici leggende, e rialzare il carattere dei loro personaggi principali senza allontanarsi troppo dall’idea primitiva del racconto o della tradizione. Per esempio, nel Figlio del prodigio la leggenda originale non s’innalza niente al di sopra di un racconto da nutrice; ma qual interesse ella presta al carattere di quel vecchio padre egoista che baratta le sue quattro figlie colle ova d’oro e i sacchi di perle!

Un altro modo di servirsi del meraviglioso e del soprannaturale ha risusci-