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La compagnia era numerosa, e la rappresentazione del Don Giovanni fu il soggetto della conversazione. In generale si vantarono gli Italiani e il prestigio del loro modo di rappresentare, ma alcune piccole osservazioni gettate qua e là con sarcasmo mi comprovarono che niuno degli astanti non sospettava nemmeno l’intenzione profonda dell’Opera delle Opere. — Don Ottavio aveva piaciuto molto. Donn’Anna avea fatto mostra di troppa passione: perchè, diceva un tale, sulla scena bisogna moderarsi per non produrre una impressione troppo viva. Quel tale pigliò una presa di tabacco, e diede ragione al suo vicino, il quale accertò che del resto l’Italiana era una bellissima donna, ma troppo trascurata nella sua acconciatura; poichè nella sua grande scena i suoi capegli le si erano scomposti ed aveano pregiudicato alla leggiadrìa del suo volto. Un altro si mise a canterellare l’aria: Finch’han del vino, e una dama fece l’osservazione, che Don Giovanni era troppo serio, e non sapeva assumere un carattere abbastanza sventato. — Del resto si lodò molto quello scoppio di casa del diavolo nel finale.