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torcie, e dal lustro degli habiti riceveva vaghezza indicibile. Il coro de’ Musici situato, come disse, sopra l’arco eretto incontro a Sua Maestà, come di quando in quando faceva armoniose sinfonie, così cedette al suono delle trombe. Da queste dunque furono svegliati tutti alla battaglia; onde tre de’ Cavalieri con le pistole alla mano spiccaronsi di galoppo verso le Amazzoni. Le dette pistole erano state caricate dal Colonnello Vaini, il quale come soggetto di nobiltà conosciuta, e valore sperimentato, fu honorato di tal carico molto honorevole all’uso di Germania. Alla mossa de sudetti Cavalieri, tre delle Amazzoni uscirono contro di loro, & incontrandosi in mezo alla carriera del teatro, fecero vicendevolmente lo sparo delle pistole, con doppio caracollo, voltando con molta prestezza a fare il secondo cimento, che riuscì mirabile, e poi con bell’ordine si ritirarono; uscendone doppo quattro per parte, fecero la stessa operazione, indi cinque, poi sei, & ultimamente tutti dodici, gli uni contro gli altri concertamente mescolandosi; onde tra il fumo, il fuoco, e lo strepitar delle armi, si godé la sembianza d’una mischia, e di una zuffa vaghissima. Seguita questa operatione, fu abbassata una tenda, e dall’arco, o portone sudetto, sortì una gran machina rappresentante un mostruoso Dragone, il quale vomitava ardenti fiamme, & a guisa d’un gran carro,