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pessa altretanto provida, quanto generosa, havesse motivo di riflettere all’occorrenze de bisogni, ne quali poteva facilmente incontrarsi; ma s’ingannavano, perché quella medesima generosità, e franchezza con la quale si era essa spogliata de’ Regni, la rendevano più, che mai liberale.

Alli 22 di Settembre dell’anno 1655 partì ella dunque da Brusselles, accompagnata dall’Arciduca, e da tutta la nobiltà, sì de’ Cavaglieri, come di Dame sin a due leghe fuori della Città, e nell’uscire fu salutata da tutto il cannone delle mura, e dalla moschettaria disposta in ordinanza per tutto dove passava. Partì Sua Maestà al maggior segno sodisfatta de gli honori ricevuti da S. A. Imperiale, Principe in vero di spiriti così nobili, e d’animo sì grande, che ben mostra di conservar nel cuore le antiche, e sempre più vigorose impressioni del valore, e della virtù propria dell’Augustissima sua Casa, degno in somma dell’amore, della venerazione de gli applausi, e dell’ossequio di tutti. Quella notte andò ad alloggiare a Lovagno sette leghe distante Città grande, cinta da forti, & antiche mura terrapienate, famosa per i successi militari de quali è stata teatro a giorni nostri. Quel publico gli haveva offerto, e preparato l’alloggio, ma Sua Maestà, ricusando l’invito, si contentò d’esser ricevuta dalli Magistrati alla porta, con tutti gli habitanti armati, e sparo del cannone, e col regalo di 24 gran botteglie di vino, presentatogli a nome della Città, come si costuma in quel paese.