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di frate guittone d’arezzo 77


ambur son d’un sol nome;
e me terzo lor certo
vorria. Ma che? Nol merto;
210rendome loro servo a lor devisa.
     Bandin conte e Gualteri,
non poco volonteri
verria con voi congiunto in tanto amore;
ma de grande a menore
215convene benvoglienza: io non la saccio;
unde amor comun taccio
e chero, se piace voi,
che sia sempre infra noi
ciò che dea da bon servo a ben segnore.

XXX

Non è vero che sia piú facile fare il male che il bene.


 
     Degno è che che dice omo el defenda;
e chi non sente ben cessi parlare,
e, s’el parla, mendare
deggialo penitendo e perdon chera;
5e me convene a defensione stenda
che mal legger non sia piú che ben fare,
da poi giá ’l dissi, e pare
lo credano plusor cosa non vera.
Dico che male amaro è in natura
10e ’l contrar suo bon, dolce, piacente;
e cor ben natoralmente ordinato,
in cui sano è palato,
bono dolce e reo amar savora;
ma chi disordinato halo e ’nfermo,
15a lo contrario è fermo,
sí come in corporal palato avene
d’infermo a sano bene,