Pagina:Guittone d'Arezzo – Rime, 1940 – BEIC 1851078.djvu/315


annotazioni alle canzoni d’amore 311


la conserva, quando questo amore abbia formato (ma il Val. e il Pell. hanno: «fermato» conforme alla lez. dei mss. B C), cosí come il ferro, che si intaglia piú a fatica, ma conserva l’intaglio meglio della cera (che viceversa si scalfisce agevolmente). Essa, quando sia innamorata, cambia in onta il suo onore, in danno il suo vantaggio e non dá ascolto al consiglio assennato d’un amico, né alla stessa voce di Dio per seguir bene amore. L’uomo, sebbene questo non sia cosa ragionevole, se ama, non mette in ciò se non la propria vanagloria; e non ve n’è uno solo tanto appassionato d’amore, che resti fedele e costante verso la sua donna; ma l’uomo trova pure donne che amino al di fuori di ogni inganno. Quanto al «senno d’amico» mi decido a questa lezione in omaggio ai mss. Il Pell., emendando la lez. di B con l’aggiunta di una «d» eufonica, legge: «sé ned a.», con una interpretazione molto soddisfacente, che avrei desiderato accogliere: non si cura né di sé, né d’amico, né di Dio, per seguir l’amore. Eppure in nota il Pell. stesso spiega: «non bada a consigli assennati, né alla religione stessa», dando valore a quel «senno» che, nel fissare il testo aveva annullato.

v. 67: «sembra», lez. che preferisco per l’autoritá dei mss. A e B; invece C ed I e il Pell.: «mostra».

v. 73: «a sembrante», cioè: ciò che ho detto è niente a confronto (della realtá).

v. 91 seg. Intendo: perché ritrarre gli altri dalla loro vergogna non sará tal cosa che mi dia diletto.


XXI. vv. 6-8. Il Pell. legge: «m’e’ vista tal presento, che lei á certo miso come suo segnoraggio m’è ’n desire», e nota: «miso» equivale a messo, messaggio e però il senso riesce il seguente: «... ma il mio tacito aspetto dá chiaro segno alla donna che amo del mio ardente desiderio d’esserle devoto». Mi pare invece che qui si voglia dire: ma tale è il mio aspetto, che la donna ha senza dubbio compreso e messo il mio amore in suo potere. Cfr. a prova di questo significato il v. 52. La lez. «ma» del v. 6 è del ms. A, che seguo, in quanto al senso, anche pel v. 8.

v. 9. L’espressione fu spiegata dal Par.: «a quanto ne veggo, ne intendo».

vv. 17-24. Intendo: Io, che bramo servire, seguo questa via: oblio il male e voglio invece che il bene mi sia sempre presente nella mente e nel volto; e questo modo di procedere (ed io «son