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e poi i sonetti o viceversa (il Pellegrini dette la precedenza ai sonetti), oppure se si dovessero porre innanzi le canzoni e i sonetti d’amore (press’a poco quel che è il volume del Pellegrini) e poi le canzoni e i sonetti ascetici e morali. La distinzione dei componimenti in canzoni e sonetti è certo del tutto esteriore, laddove tra le rime d’amore e le morali corre un divario profondo. Si potrebbe dire che s’hanno due poeti diversi: delle prime Guittone d’Arezzo, delle seconde Fra Guittone d’A. E cosí infatti le rubrica il codice che per le rime del nostro è da considerare il piú importante, cioè il ms. B, che pone prima 24 canzoni morali (XXV-XLVIII) di «Frate Guitton d’Arezzo», o «F. Guittone», o «F. G.»; e poi 24 canzoni d’amore: «Guittone canzone d’amore», o «G. d’Arezzo»; e, per i sonetti ci dá ai nn. 125-210 i «sonetti d’amor di Guittone d’Arezzo» per il primo e per i seguenti semplicemente: «Guittone» o «G» e poi dal n. 211 al 304 i «sonetti di frate Guittone d’Arezzo» pel primo e pei seguenti: «F. G.» o «Frate G.». Non si potrebbe esser piú chiari.

L’autoritá di questo ms. e l’intelligente opera di chi vi raccolse quei componimenti son tali, che sono stato tentato di seguirlo senz’altro e di pubblicare quindi al primo posto la canz. XXV, la prima di «Frate G.», quella che inizia la serie delle rime originali del nostro, che lo caratterizza e ne fa un rimatore singolare e vigoroso. Guittone dei primi tempi è uno dei tanti trovatori delle corti feudali d’Italia o di Provenza; Frate Guittone è l’assertore audace e baldanzoso delle possibilitá artistiche del nuovo comune: «Ora parrá s’eo saverò cantare!». Ma se questa è veramente la presentazione che di sé fa il poeta nella sua maturitá spirituale ed artistica, bisogna pur riconoscere ch’essa non si comprenderebbe senza conoscere quel ch’egli era stato fino a quel momento. Mi sembra perciò che l’ordine cronologico si imponga. Ma, ammesso questo principio, se fosse possibile datare o, almeno, disporre in un ordine logicamente cronologico tutte le rime, canzoni o sonetti che siano, cosí e non altrimenti dovremmo collocarle; ma questo non è possibile. Non riusciamo neppure talvolta a dire con sicurezza se abbiamo un componimento del primo o del secondo periodo.

Il Pellizzari, il Pelaez1 ed altri hanno esercitato la loro acuta


  1. M. Pelaez, Rec. all’ediz. del Pell., in Giorn. Stor. d. Lett. It., XLI, pp. 354 segg.