Pagina:Guittone d'Arezzo – Rime, 1940 – BEIC 1851078.djvu/240

236 sonetti ascetici e morali

177

L’avarizia.


     Avarizia tu meriti affanno
de plusor parte; e molt’angosci’ha ’n core,
ove piú prende te, con piú tradanno;
ché dentro voiti, u’ piò enpi di fore.
     5Ricchezze sempre in te pover on fanno:
legne a foco son, montando ardore;
non mai soggiorno i toi giorn’e nott’hanno
in acquisto, in guardia od in timore.
     Religiosi fai propietari,
10somoniachi chierchi e baratteri,
baron rattor, cavaler usurari,
     ladrone e fel ciascun nel su’ misteri,
d’amici e di fratel grand’aversari,
e tener fai quasi Iddio denieri.

178

La lussuria.


     Lussuria, tu di saggi’om matto fai,
adultro cherco, e vil serv’om signore,
e tutto ’l secul quasi a male trai;
piò de vizio altro e piò d’altr’hai vigore.
     5Corpo ’nfermi, invegli, poder isfai
e tolli pregio e ben d’onni valore.
Speziale in cherc’e ’n donna, ove restai,
affoga in onta onni lor ben e more.
     Ahi, che mercato ontoso e matto aviso,
10Dio e sé dare e cos’onni sua bona
per parva e brutta gioi, mest’a tormento!
     Ahi, che valente e coronato priso,
vincer te, e spezial gioven persona;
e che ontosa, om saggio esserne vento!