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di frate guittone d’arezzo 219


     in odiar e fuggir male a podere,
ed amare e cherere
a valor grande bene da fe pura,
10e dei doi mal sempr’al minor tenere,
e de ben doi chedere
el maggio bono a tempo e a misura.
     Non mai restar nel bon alcun non dia,
ove miglior sa sia,
15ned al migliore, ov’è d’optimo prova;
e chi disse: non mova
om che sta ben, non giá disse follia,
     a ciò che dubitosa è cosa nova;
ché sovente se trova
20dannaggio on in che pro credria.
E non giá ben seria,
non sian certi pollastri, e’ starse ad ova?

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Il vizio è specialmente deplorevole in uomo di valore.


     Ahi, che grave dannaggio e che noioso
per un parvo pertuso
forte, ricca e gran nave perire,
e nobel terra piú per un discuso!
5Ma oltr’anche gravoso
e dispiacente estim’, al meo sentire,
     de omo, in cui savere è copioso
e valor valoroso
in fare retto e piacentero dire,
10und’onor caro, orrato e grazioso
e amor amoroso
di part’onne ferea sor lui venire,
     e noioso alcun vizio in lui resede,
disorna e dicede
15onne suo bono, e ’l fa disagradito:
cio è ch’ha e’ perito
pregi’e onor del mondo. E chi che ’l vede,