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di guittone d’arezzo 199

120

Se mai avesse fallato chiede perdono, pronto a subir la pena.


     Mille salute v’ mando, fior novello,
che di spinoso ramel sete nato.
Per bene amare in gioi mi rannovello,
e com’a visco augel m’avi’ pigliato.
     5Fermo e lial di voi servo m’appello,
e parmi bello di servire a grato;
ché ’n vostro onore mio cor non è fello,
a vo obedire sempre apparecchiato.
     Se per fallanza v’avesse fallato,
10perdonimi la vostra conoscenza:
al piacer vostro la vendetta sia.
     Ch’ad ogni pena sofferir son dato,
né mai per pena faraggio partenza,
pensando che voi sete spene mia.

121

Non è grave portar pena del proprio peccato, ma sí se la colpa è di altri.


     Se solamente de lo meo peccato
portassi penetenza, non calesse,
anzi me ne terria a bene nato:
crederia Deo li mei preghi audesse;
     5ma portar pena ed esser giudicato
de la follia che altri commettesse,
credo che seria per sentenziato
come omicida qual om m’offendesse.
     Però, madonna, non me giudicate,
10se la gente villana e scanoscente
faceno quel che chiede loro usanza;
     e per scusato en cortesia m’aggiate,
ché sempre sto pensoso e temorente:
de l’altrui fallo chiedo perdonanza.