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di guittone d’arezzo 169

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... ed il poeta n’è pieno di gioia.


     Gioia d’onne gioi e — movimento,
non mi repento, — se villan so stato,
né curucciato — voi; che però sento
a me ’l talento — vostro umiliato.
     5Che ’n ciò fui dato — solo a ’ntendimento
del valimento — quale è ’n me tornato;
e ho parlato — contra sapimento,
ché piacimento — sol ho en voi trovato.
     E se gravato — m’avete sovente,
10sí dolcemente — m’ave trapagato
lo vosto orrato — dir, che son galdente.
     Lá du’ piagente — v’è, verrò di grato,
e siame dato — ciò che più v’è gente,
che più cherente — non serò trovato.

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Ha avuto tutto che brama il cuore: teme di morire di gioia.


     Gioia gioiosa piú che non pò dire
la lingua mia, né devisar lo core,
che bellezz’e adornezze e gran plagire
de donne avete, e d’onne altra migliore,
     5ma cortesia, valor senn’e savire
avete d’om de compiuto valore;
sommaramente, quanto po ciauzire
de tutto ben om bon conoscidore
     è, bella donna, en voi, da cui eo tegno
10core, corpo, podere e ciò che aggio;
e sonne ben, vostra mercede, degno.
     Ché tutto ciò che brama el me coraggio
donatemi, con sí gioioso segno,
che temo di morir sol d’allegraggio.