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di guittone d’arezzo 11


45Amar chi v’ama tanto,
amor, giá non fallate,
ma se voi non lo amate:
ché Deo chi l’ama merta in cento tanto.
     Ora considerate, amor, per Deo,
50se de lo meo — servire
deggi’esser meritato:
ca, s’eo non sono usato — lá ’ve sete,
per poco amor no è, ma per temore
ch’a l’onore — e al piacere
55de voi non fosse reo.
Male de ben, per Deo, — non mi rendete,
né stea per vil temenza
che non mi diate aiuto,
ch’ardimento compiuto
60sta bene a donna de vostra valenza.
     Ubertin, dolze amico,
or agio eo ben provato
ch’amar troppo celato
ten l’om de gioi d’amor sempre mendico.

V

Con molta valentia il poeta ha raggiunto un bene che supera
ogn’altra gioia.


     Gioia ed allegranza
tant’hai nel mio cor data, fino amore,
che pesanza non credo mai sentire;
però tanta abondanza,
5ch’è dei fin beni, avanzala tuttore,
che de ciascun porea sovragioire.
E no lo porea dire
di sí gran guisa, come in cor la sento:
però mi tegno ad essere tacente,