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116 I DINTORNI DI FIRENZE.

a Papiniano, le opere del quale egli aveva dottamente illustrate.

Il Teatro. - Villa Albizzi. — Sopra un terreno concessole dal Duca Salviati, un’Accademia intitolata dei Generosi, costituita da villeggianti che suolevano passar la bella stagione sulle pendici fiesolane, edificava nel 1771 col disegno dell’architetto Del Rosso un piccolo casino con teatro nel quale si eseguirono da abili dilettanti delle opere nuove di Giovan Battista Brocchi e di Lorenzo Cipriani e poi delle commedie. Non ebbe però lunga vita cotesto piacevole luogo di ritrovo, poiché a’ primi del decorso secolo, dopo diversi anni d’inoperosità, il casino fu trasformato in villa.

Le Masse. - Villa dei Principi Buoncompagni Ludovisi. — Fra le tante ville del colle fiesolano è una delle più grandiose e più splendide per la situazione favorevole e per la ricchezza degli annessi. Il primo ricordo di questa località si trova in un documento del 1414 dal quale apparisce che Antonia del fu Martino di Vanne vedova di Romolo di Lapo donava un podere con quattro casolari nel luogo detto Le Masse a Filippo di Benedetto di Piero. Della villa però non si hanno tracce che nel 1548, quando Matteo di Pagolo Delle Macchie compra il podere da Domenico di Lodovico Martini. Per ragioni di confisca, la casa edificata dal Della Macchie passò in possesso di Cosimo I granduca di Toscana il quale nel 1551, con molti altri beni, ne fece dono al suo fido coppiere Sforza Almeni di Perugia. L’ampliamento della villa e la creazione di un meraviglioso giardino a più ripiani, ricco di adornamenti e di giuochi d’acqua, debbonsi all’Almeni, al quale non mancava mai il più largo aiuto del suo signore. Ma la fortuna del favorito cortigiano fu bruscamente troncata ed è ben nota la triste leggenda che si chiude coll’uccisione di lui per mano stessa del Granduca, il quale volle punirlo forse di troppo ardite iniziative verso le amanti del generoso protettore. Gli eredi dell’Almeni si sbarazzavano ben presto di questo possesso il quale venne acquistato nel giugno del 1566 da Antonio del Senatore Giovanni Ramirez di Montalvo, un altro dei fidi gentiluomini della