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XLIII
Esalta la mano di lei.
Falda di viva neve, che mi furi
talor il cor, poi con pietá mel rendi,
e, mentre lacci d’òr gli ordisci e tendi,
di sue dubbie speranze rassicuri ;
di quai lo spargi tu diletti puri,
se ’l tuo puro candor discopri e stendi
sul nero manto, o man, che mi difendi
da’ colpi spessi di fortuna e duri !
Tu prima cari e bei pietosi detti
tessesti insieme e mi tenesti in vita,
ch’a la morte correva a gran giornate;
tu poscia al sommo degli onor perfetti
m’alzasti con pietá vera e ’nfinita.
Oh che perder gentil di libertate !
XLIV
Sul medesimo argomento.
Perdoninmi i begli occhi, ove s’asside
vittorioso Amor, ove raccoglie
mille trofei, mille onorate spoglie
di quanti con gli strai fere ed ancide;
il riso dolce uman, che par ch’affide
quante sono in amor timide voglie,
e ’l parlar dolce e pio, ch’a me mi toglie
e dal mondo fallace mi divide;
se la man bella è desiata tanto,
la bella man ch’a sanar vienmi ’l core
de le piaghe ch’egli ha larghe e profonde;
ché, come appar fuor del leggiadro guanto,
alluma l’aria d’un gentil candore
e stagna tutte del mio pianto Tonde.