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XXXIX

Le virtú di lei operano miracoli.

Io giuro, Amor, per la tua face eterna
e per le chiome onde gli strali indori,
ch’a prova ho visto le viole e i fiori
nascer sotto ’l bel piè quando piú verna,
ho visto il riso, che i mortali eterna,
trar da le man d’avara morte i cuori
e colmar d’un piacer che mostra fuori
la purissima lor dolcezza interna;

vist’ho faville uscir de’duo bei lumi,
che, poggiando su al ciel, si fenno stelle
per infonderne poi senno e valore.

Arno, puoi ben portar tra gli altri fiumi
superbo il corno, e le tue ninfe belle
riverenti venire a farle onore.

XL


Godesi il suo cuore negli occhi di lei.

Dicemi ’l cor, s’avvien che dal felice
albergo del bel petto a me ritorni :

— O graditi, o per me tranquilli giorni,
ove lungi da te viver mi lice !

Godo de’ suoi pensier, de la beatrice
vista degli occhi e de’ bei crini adorni.

E, se non ch’ella: — Ornai che piú soggiorni?
Vattene in pace al tuo signor — mi dice —
che langue e duolsi di sua vita in forse —
io trarrei nel suo dolce paradiso
beati i di, non che sereni e lieti. —

— Dille — rispond’ io allor — se mi soccorse
col proprio cor, quand’io rimasi anciso,
eh’è ben ragion che senza te m’acqueti.