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parve la più crudele. Passò una notte inquieta; lasciò il letto prestissimo, propose di andar anch’essa in città, adducendo a pretesto il bisogno di far provviste. Ma Zaeli con la massima gentilezza disse di no; avere molti affari in quei giorno, non potersi curare di lei, deponesse l’idea di andare in città.

Paolina inghiottì il rifiuto come farmaco amaro, ma senza smorfia, con una dignità di donna offesa che vuol far vedere d’essere prudente, che lascia cadere l’insolenza per raccoglierla poi a tempo più adatto e restituirla forse con doppia fermezza.

Prima di uscire dalla camera, l’avvocato, già pronto a partire, si assise un momento allo scrittoio; scartabellò, rovistò, fece degli appunti sul libretto delle memorie e prese seco delle carte.

Paolina andava e veniva guardando con la coda dell’occhio. Scesa al pian terreno, trovò la Rigotti nel suo abito dimesso in attesa dell’avvocato; Paolina, celando la collera sotto l’espressione della stanchezza causatale, come disse,