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a Monaco per aggiugnerle alle tre galee di Portondo, e sollecitando che in Italia portasse provisione di centomila ducati, perché l’andata sua senza denari sarebbe stata vana; destinò don Ugo di Moncada al pontefice, con commissione, secondo publicava, da sodisfargli: ma questo limitatamente, perché volle andasse prima alla corte del re di Francia, acciò che, inteso dal viceré se vi era speranza alcuna che il re volesse osservare, o non passasse piú innanzi o, passando, variasse le commissioni secondo lo stato e la necessitá delle cose.

Ma a ogni consiglio salutifero del pontefice si opponeva il pericolo dello arrendersi il castello di Milano, giá vicino alla consunzione; il timore che tra il re di Francia e Cesare non si stabilisse, con qualche mezzo, la congiunzione; la incertitudine di quel che avesse a partorire la venuta di don Ugo di Moncada, nella quale era sospetto l’avere prima a passare per la corte di Francia; sospette di poi, quando bene passasse in Italia, le simulazioni e le arti loro. Però, sollecitando insieme co’ viniziani la conclusione della confederazione, il re finalmente, poiché per la venuta di don Ugo ebbe compreso Cesare essere alieno da alterare gli articoli della capitolazione, temendo che il differire piú a confederarsi non inducesse il pontefice a nuove deliberazioni, e giudicando che per questa confederazione sarebbeno appresso a Cesare in maggiore esistimazione le cose sue, e che forse il timore piegherebbe in qualche parte l’animo suo, stimolato ancora a questo medesimo dal re d’Inghilterra, il quale piú con le persuasioni che con gli effetti favoriva questa conclusione, ristrinse le pratiche della lega. La quale il decimosettimo dí di maggio dell’anno millecinquecentoventisei si conchiuse, in Cugnach, tra gli uomini del consiglio procuratori del re da una parte, e gli agenti del pontefice e de viniziani dall’altra, in questa sentenza: che tra il pontefice il re di Francia i viniziani e il duca di Milano (per il quale il pontefice e i viniziani promesseno la ratificazione) fusse perpetua lega e confederazione, a effetto di fare lasciare libero il ducato di Milano a Francesco Sforza e di ridurre in libertá i figliuoli