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libro nono - cap. xv 79

principalmente desiderato la pace e l’unione de’ cristiani, ma averlo costretto alla guerra l’ostinazione e perversi consigli degli altri. Furno capaci a Cesare le ragioni addotte dal re cattolico, e perciò nel tempo medesimo scrisse al pontefice e al re di Francia. Al pontefice, avere deliberato di mandare il vescovo Gurgense in Italia, perché, come conveniva a principe religioso, e per la degnitá imperiale avvocato della Chiesa e capo di tutti i príncipi cristiani, aveva statuito procurare quanto potesse la tranquillitá della sedia apostolica e la pace della cristianitá; e confortare lui che, come apparteneva a vicario vero di Cristo, procedesse con la medesima intenzione, acciò che, non facendo quel che era ufficio del pontefice, non fusse costretto egli a pensare a’ rimedi necessari per la quiete de’ cristiani. Non approvare che e’ trattasse di privare i cardinali assenti della degnitá del cardinalato, perché non si essendo assentati per maligni pensieri né per odio contro a lui non meritavano tale pena; né appartenere al papa solo la privazione de’ cardinali. Ricordargli oltre a questo, essere cosa molto indegna e inutile creare in tante turbazioni cardinali nuovi, come similmente gli era proibito per i capitoli fatti da’ cardinali nel tempo della sua elezione al pontificato; esortandolo a riservare tal cosa a tempo piú tranquillo, nel quale non arebbe o necessitá o cagione di promuovere a tanta degnitá se non persone approvatissime per prudenza per dottrina e per costumi. Al re di Francia scrisse che, sapendo la inclinazione che sempre avea avuta alla pace onesta e sicura, avea deliberato di mandare a Mantova il vescovo Gurgense a trattare la pace universale, alla quale credeva con fondamenti non leggieri che il pontefice, l’autoritá del quale erano costretti a seguitare i viniziani, fusse inclinato; il medesimo prometterebbono gli oratori del re d’Aragona; e che perciò lo ricercava che egli similmente vi mandasse imbasciadori con ampio mandato: i quali come fussino congregati, Gurgense richiederebbe il pontefice che facesse il medesimo, e in caso lo denegasse se gli denunzierebbe in nome di tutti il concilio: mandando che per procedere con maggiore giustificazione e