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libro nono - cap. xi 55

monte di imprudenza, l’esecuzione di negligenza: come se, non avendo forze sufficienti a spugnare Bologna, conciossiaché nell’esercito non fussino piú di tremila fanti, fusse stato inconsiderato consiglio il muoversi per i conforti de’ fuorusciti; le speranze de’ quali, misurate piú col desiderio che con le ragioni, riescono quasi sempre vanissime. Avere dovuto almeno, se pure deliberava di tentare questa impresa, ristorare colla prestezza la debolezza delle forze, ma per contrario avere corrotta l’opportunitá con la tarditá; perché dopo l’indugio del muoversi da Peschiera aveva perduti inutilmente tre o quattro dí, mentre che considerando la impotenza del suo esercito stava sospeso o di tentare da se medesimo o di aspettare le genti del duca di Ferrara e Ciattiglione con le lancie franzesi: potersi forse questo difendere; ma come mai potersi scusare che preso Castelfranco non si fusse subito accostato alle porte di Bologna, né dato spazio di respirare a una cittá dove non era ancora entrato alcuno soccorso, il popolo sospeso, e maggiore (come accade nelle cose súbite) la confusione e il terrore? mezzo unico, se alcuno ve ne era, a fargli ottenere o vittoria o onesta composizione. Ma sarebbe, per avventura, minore spesso l’autoritá di quegli che riprendono le cose infelicemente succedute se nel tempo medesimo si potesse sapere quel che sarebbe accaduto se si fusse proceduto diversamente; perché molte volte si conoscerebbe che sarebbe seguito altrimenti di quello che da se stessa si presuppone la fallacia de’ discorsi umani, quando, giudicando le cose incerte, affermano che se si fusse proceduto in questa forma, o se si fusse proceduto altrimenti, sarebbe risultato l’effetto che si desiderava o non arebbe avuto luogo quel che ora è accaduto.