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perché tanto piú sarebbe stato necessitato a ritenere tutto l’esercito, del quale, ancora che la spesa fusse gravissima, non aveva insino a quel dí né intendeva, mentre era in Italia, licenziare parte alcuna. Entrò adunque, l’ottavo dí di dicembre, il pontefice in Bologna; e due dí appresso vi entrò il re, il quale erano andati a ricevere a’ confini del reggiano due legati apostolici, il cardinale dal Fiesco e quello de’ Medici. Entrò senza gente d’arme né con la corte molto piena; e introdotto, secondo l’uso, nel concistorio publico innanzi al pontefice, egli medesimo, parlando in nome suo il gran cancelliere, offerse la ubbidienza la quale prima non aveva prestata. Stettero dipoi tre dí insieme, alloggiati nel palagio medesimo, facendo l’uno verso l’altro segni grandissimi di benivolenza e di amore. Nel qual tempo, oltre al riconfermare con le parole e con le promesse le giá fatte obligazioni, trattorono insieme molte cose del regno di Napoli; il quale non essendo allora il re ordinato ad assaltare, si contentò della speranza datagli molto efficacemente dal pontefice di essergli favorevole a quella impresa, qualunque volta sopravenisse la morte del re d’Aragona, la quale per giudicio comune era propinqua, o veramente fusse finita la confederazione che aveva seco, che durava ancora sedici mesi. Intercedette ancora il re per la restituzione di Modona e di Reggio al duca di Ferrara, e il pontefice promesse di restituirle pagandogli il duca i quarantamila ducati i quali il papa aveva pagati per Modena a Cesare, e oltre a questi certa quantitá di danari per spese fatte nell’una e l’altra cittá. Intercedette ancora il re per Francesco Maria duca di Urbino; il quale, essendo soldato della Chiesa con dugento uomini d’arme e dovendo andare con Giuliano de’ Medici all’esercito, quando poi per la infermitá sua vi fu proposto Lorenzo, non solamente aveva ricusato di andarvi, allegando che quel che contro alla sua degnitá avea consentito alla lunga amicizia tenuta con Giuliano, di andare come semplice condottiere e sottoposto alla autoritá di altri nell’esercito della Chiesa, nel quale era stato tante volte capitano generale superiore a tutti, non voleva con-