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libro undecimo - cap. xv 291

e fatta grandissima preda di bestiami, abbruciorno i soldati quella villa e molti magnifici palazzi che erano all’intorno. Da Bovolenta, invitandogli la cupiditá del predare, e dando loro animo l’essere i fanti de’ viniziani distribuiti alla guardia di Padova e di Trevigi, deliberò il viceré, benché contradicendo Prospero Colonna come cosa temeraria e pericolosa, approssimarsi a Vinegia. Però, passato il fiume del Bacchiglione e saccheggiata Pieve di Sacco, popoloso e abbondante castello, e dipoi andati a Mestri e di quivi condotti a Marghera in sull’acque salse, tirorno, acciocché fusse piú chiara la memoria di questa spedizione, con dieci pezzi d’artiglieria grossa verso Vinegia; le palle dei quali pervennono insino al monasterio del tempio [di San] Secondo: e nel tempo medesimo predavano e guastavano tutto il paese, del quale erano fuggiti tutti gli abitatori; facendo iniquissimamente la guerra contro alle mura, perché, non contenti della preda grandissima degli animali e delle cose mobili, abbruciavano con somma crudeltá Mestri, Marghera e Leccia Fucina e tutte le terre e ville del paese, e oltre a quelle tutte le case che aveano piú di ordinaria bellezza o apparenza: nelle quali cose non appariva minore la empietá de’ soldati del pontefice e degli altri italiani, anzi tanto maggiore quanto era piú dannabile a loro che a’ barbari incrudelire contro alle magnificenze e ornamenti della patria comune.


XV

Affrettata e difficile ritirata delle truppe tedesche nel Veneto. Inaspettata rotta dei veneziani sotto Vicenza.

Ma in Vinegia, vedendo il dí fummare e la notte ardere tutto il paese, per gli incendi delle ville e palagi loro e sentendo dentro alle case e abitazioni proprie i tuoni dell’artiglierie degli inimici, non piantate per altro che per fare piú chiara la sua ignominia, erano concitati gli animi degli uomini